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Nel complesso è stata un’esperienza molto interessante e senza dubbio bellissima. Non solo l’aver letto un libro così pieno di passione e verità mi ha fatta riflettere, ma anche la possibilità di conoscere una donna come Simona Vinci mi ha dato un po’ di speranza in più per il mio futuro.
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Sabato 8 Aprile ho avuto il piacere di ascoltare
una conferenza dell’autrice Simona Vinci.
Una scrittrice italiana nata a Budrio (Bologna)
che esordì nel 1997 con il romanzo “Dei bambini non si sa niente”.
I professori ci hanno preparati all’incontro
facendoci leggere il suo ultimo libro “La prima verità”. Mi ricordo che non
appena vidi la copertina del libro rimasi molto intrigata. Un infante che fa il
gesto del silenzio con il dito. Quando poi la prof di italiano iniziò a
raccontarci di ciò che parlava mi appassionai completamente.
Il libro pubblicato a fine anno scorso parla di
malattia mentale. Due parole che non riescono nemmeno lontanamente a riassumere
il contenuto del romanzo, che va oltre la rielaborazione di fatti realmente
accaduti. Una storia, anzi, molte storie, che si intrecciano e intrappolano il
lettore fino alla fine.
“La prima verità” è un libro molto difficile,
richiede particolare attenzione da parte del lettore. Ma soprattutto non fa
sconti a nessuno e colpisce dritto nel segno: la coscienza profonda di ognuno
di noi.
Sentir parlare di persona la voce che prima ci si
immaginava solo in testa mentre si leggeva è sempre un’esperienza interessante.
Ma soprattutto è interessante ascoltare come l’autrice parla dei personaggi e
delle storie che ha raccolto nelle pagine del libro.
Durante l’incontro l’autrice ha trattato di temi
importanti, come la memoria e la malattia mentale. Ha detto che è molto facile
etichettare come “malato” ciò che semplicemente è diverso da noi. La Vinci
stessa ha ammesso che se fosse nata anche solo cinque anni prima della sua
effettiva data di nascita avrebbe potuto essere rinchiusa in un manicomio a
causa della sua irrequietezza e costante distrazione a scuola.
Successivamente qualcuno le ha fatto una domanda che
l’ha portata a parlare della sua concezione personale di arte. Secondo Simona
Vinci qualunque forma d’arte nasce da una ribellione, scaturita a sua volta da
rabbia. Rabbia che lei conosce bene perché ha affermato di aver scritto molti
suoi precedenti libri con rabbia, solo successivamente ha capito che quel
sentimento non può essere solo fine a se stesso. La rabbia deve avere uno
scopo.
Non potevo che essere d’accordo con tutto ciò che
diceva. E più parlava più il mio sorriso si faceva grande. Una scintilla di
follia e anormalità probabilmente ci accomuna, anche se io non ho neanche la
metà del suo talento nello scrivere.
Parlando di stranezze, non appena finita la
presentazione Simona Vinci si è resa disponibile a firmare le copie del suo
libro. Così mi sono letteralmente catapultata davanti perché avevo qualcosa da
dirle. Mi sono avvicinata e lei mi ha accolta con un sorriso curioso mentre
provavo a dare un senso compiuto alle mie parole. Le ho allungato un disegno,
che rappresenta un occhio dietro ad un muro, ma non uno qualsiasi. È il muro
dove venivano rinchiusi, o meglio, lanciati, i malati più gravi, gli
irrecuperabili, nell’isola di Leros (dove sono ambientate le storie). Quell’occhio
blu che fissa lo spettatore da una crepa nel cemento è stata tra le immagini
più forti dell’intero libro. Così, dato che l’immagine era tanto vivida nella
mia testa, ho deciso di portarla su carta.
Solo qualche giorno prima mi era venuta in mente
l’idea di portarle il disegno. Solitamente i miei “capolavori” li tengo in un
raccoglitore poco costoso chiuso in un armadio.
Sono anche un po’ gelosa dei suddetti “capolavori”
così ne avevo fatto una copia: l’originale gliel’ho data e la copia me la sono
fatta autografare.
La dedica che mi ha scritto è tra le cose più
belle che una persona mi abbia mai detto. La sua voce, profonda e calma, mi ha
accarezzato il cuore mentre mi allontanavo dal tavolo dove era seduta. E mi
sono sentita ancora più lusingata quando ho scoperto che quello stesso
pomeriggio, ad un’altra conferenza, ha parlato del mio disegno di fronte alla
platea di spettatori.
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Saturday
the 8th of April I had the pleasure of participating to a conference
held by the author Simona Vinci.
She
is an Italian writer born in Budrio (Bologna) who debuted in 1997 with the
novel “Dei bambini non si sa niente”.
Our
teachers prepared us for the meeting by letting us read her last book “La prima
verità”. I remember that as soon as I saw the cover of it I was really
intrigued. It portrays a baby while doing the silence sign with the index.
Then, when my Italian teacher started to tell us what the book was about I got
into it completely.
The
book was published at the end of last year (2016) and is about mental
illnesses. Two words that cannot even remotely sum up the essence of the book,
which goes over the re-elaboration of true facts happened in the past. A story,
well, many stories, that link and trap the reader till the end.
“La
prima verità” (literally translated means “The first truth”) is a really
difficult book, particularly demanding for the reader. But above all it doesn’t
spare anyone and hits right in the spot: each
human’s deep conscience.
Listening
to the actual person whose voice was just an imagination in your head while you
were reading is always an interesting experience. But even more interesting was
listening to the author speaking about the characters and stories she collected
in the book.
During
the meeting the author has debated some important topics such as memory and
mental illness. She stated that it’s almost too easy to label as “ill”
something just different from us. The author herself admitted that maybe if she
were born five years before her actual day of birth she could have been put in
a sanitarium because of her restlessness and her constant distraction at
school.
Subsequently
someone asked her something that brought her on the topic of art and how she
perceives it. To her, every form of art begins with a rebellious act,
originated by anger. The same anger that she put into her first writings of
previous books. Only afterwards she understood that anger couldn’t just end in
itself. Anger must have a purpose.
I
completely agree with what she said. And the more she spoke the bigger my smile
got. A sparkle of madness and abnormality probably are the things we have in
common, even though I have half of her talent when it comes to writing.
Talking
about weirdness: as soon as the meeting ended Simona Vinci said she was
available to sign the copies of the book. So I literally threw myself near her
because I had something to tell her. I got closer and she welcomed me with a
curious smile while I was trying to put the words in a full sense all together.
I handed her a drawing portraying an eye behind a wall, but not a random one.
The wall where the most ill were thrown into, the lost ones, in the island of
Leros (where the stories take place).
That
blue eye that stares at the reader for the entire book was the strongest of all
the settings described in the book. So, since that image was so vivid in my
head, I decided to put it on paper.
Only
a couple of days before the meeting I decided to bring her the drawing. I
usually keep my “piece of art” in a cheap binder hidden in my closet.
But
since I’m quite jealous of the above-mentioned “pieces of art” I did a copy of
it. I gave the author the original one and asked her to sign the copy.
The
message she wrote for me is one of the most beautiful things a person ever said to me. Her voice, deep and calm,
caressed my heart while I walked away from the table she was sitting at. And
I’ve felt even more flattered when I discovered that later that evening she
showed my drawing to the audience at a conference she held.
Overall
it has been a really interesting experience and without a doubt beautiful. Not
only I read a book full of passion and truth but I also had the possibility to
meet a woman like Simona Vinci. All of this gave me some hope for my future.
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